Musa familiaris. Una poesia sulla soglia del sacro e dell’eleganza

cats

Un tema sempre caro alla poesia di Pierfranco Bruni: l’eleganza. Molto profondo: lo stile. Mai ricercato ma sempre presente: il senso della bellezza.
“Preziosa” è la Vita che rinnova il suo Mistero di generazione in generazione.
“Preziosa” è la magia di quello stupore che entra nel quotidiano dal momento in cui una nuova esistenza sprigiona il suo sorriso.
“Preziosa” è la parola, quando strappa dal cuore i sentimenti più profondi  e li ferma sulla pagina bianca.
Questo è il “luogo” caldo e sacro in cui nascono i versi della silloge, che sotto il nome di “Preziosa”, edita nella prestigiosa ed elegante collana degli “Zaffiri” della casa editrice Pellegrini, fa un appello diretto al cuore, per andare oltre l’usuale e affidare alla parola il sogno. La famiglia diventa il “dove” poetico di Bruni, che si rimette in gioco in una fase di vita emozionalmente intensa e in un’occasione speciale: il matrimonio della primogenita Micol, con cui il poeta ha imparato a decifrare “il tempo/ della primavera”.
È così che di verso in verso sono le stesse parole a cercare il padre e simultaneamente nonno poeta Piero “in un incanto/ di sorrisi tra le rose/ e i ginepri”. Si entra con passo lento nella “pianura della bellezza”, quella scoperta da quando un febbraio indimenticabile ha portato con sé un nuovo vento di vita, Rebecca. A lei il canto dei versi suggerisce di ascoltare il mare, che ha la voce e gli occhi del vento e nell’antica casa di Calabria soffia da decenni tra le palme. Nel segno del Sagittario si rinnovano e fondono due amori importanti, quello di figlio e quello di nonno nella simbologia profonda della “luna calante”.
I versi si colorano di tocchi autobiografici proprio in questa sezione, in cui la Luna presiede con i suoi raggi discreti a una tenera confessione: “mia madre mi raccontò/ la vita e mio padre/ la pazienza”. Questi versi si inseriscono in una stagione matura della poetica bruniana, che fa spazio tra i romanzi dalle atmosfere orientali e le ricostruzioni storiche di vite importanti da rileggere da prospettive diverse. Immerso tra gli amori di Sarashil e Garcia e gli studi su Luisa Ferida, Bruni  non si risparmia e sceglie di fare spazio alla Musa familiaris, per un singolare epitalamio. Lontano dalla forma classica del “canto di nozze” affida a versi liberi, divisi in sezioni un canto che dipana di verso in verso il “filo rosso” dei “sì” alla vita e all’amore che hanno costellato la storia della propria famiglia. L’immagine dei “ricci di sale” unisce il mare di Calabria delle radici a quello di Puglia nella “profezia di un viaggio”, che augura di compiere alla sua nipotina.
A questa si aggiunge un “idillio” campestre, fatto di amore che scruta tra le zolle di terra “Ti ho vista rincorrere/ le formiche nel farsi sera”. E così il balbettìo delle parole “solasola” è una finestra nel cielo, che sarà arcobaleno, quando l’aquilone sarà pronto a volare. Compare il gioco delle tre monete, caro ai “topoi” di Bruni nella sezione delle “Tre lune”, ma viene suggellato da una gratuità che tutto dona, anche ciò che materialmente non possiede: “Ti darò tutto ciò che non ho./ Perché ciò che non ho / sembra l’impossibile/ che tu hai reso possibile”.
A leggere questi versi ci sarà un lettore originale, che sul nasino ha gli occhiali del nonno-poeta di cui ha imparato a sfogliare e scompaginare i tanti libri, quasi fossero dei “manga” da leggere dall’ultima pagina. I versi agilmente volano tra note canore che ricordano le “casette in Canadà” nell’ultima sorridente sezione “I papaveri restano alti alti alti” e qui la poesia modula la voce “fanciullina”, pronta a stupirsi ogni volta, come un nuovo Adamo che dà un nuovo nome alle cose.
Ritroviamo qui il Bruni, innamorato dell’aurora della sua Maria Zambrano, pronto a fermarsi sulla soglia del sacro, per scrutare i “chiari del bosco”, che la compagine familiare racchiude. Nelle strofe delle diverse liriche è come se risuonassero le note di una canzone  “Casa viaggio/ casa libertà/ casa involucro di tutte le mie età”.
E se “i coriandoli sono sparsi/ nella stanza …noi siamo i colori”!
Questo è l’abito da indossare in un giorno speciale, per un appuntamento con la Vita: “PREZIOSA”. Dentro questo  viaggio poetico c’è una tradizione: la nobiltà del vivere, del sentire, dei radicamenti.

Marilena Cavallo*

*Docente di letteratura nei Licei