Nicola Di Venere. La storia della house music.

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La movida in Italia nelle ultime settimane è stata al centro di numerose polemiche, tra notti di disordini, ordinanze dei sindaci e richieste degli esercenti del settore. Le criticità in varie zone Vip di Milano, Bari, Roma piene di turisti e giovani alla moda alla ricerca continua di sballo e divertimento. Ma è davvero così diverso il modo di divertirsi dei giovani nel 2025? Il Covid ha sicuramente cambiato tante abitudini e stravolto un settore che viveva di aggregazione, di contatto e socialità. Il settore delle discoteche, dei night clubs che mutazione ha avuto negli ultimi anni?

Ne parliamo con un Dj storico di Bari, conosciuto nel panorama internazionale. Nicola Di Venere. Nicola Di Venere, una garanzia di divertimento per più di una generazione con la sua musica house, la sua produzione musicale da “Love me” a “My heart” a “Just x”, solo per fare qualche nome.

Recentemente si parla molto della movida barese, ritenuta spesso indisciplinata e poco rispettosa delle regole, che ne pensi?

Sono d’accordo. Non è molto disciplinata, specialmente in certe location la gente preferisce rimanere all’esterno a chiacchierare, invece di stare nel locale ad ascoltare la musica e a divertirsi.

Nel 2025 secondo te è cambiato il modo di divertirsi dei ragazzi? Vedi nei giovani la stessa sana passione per la musica che avevi tu in gioventù?

È cambiato molto. Forse in peggio. La musica non è la stessa ma bisogna rispettare i gusti delle nuove generazioni, anche se io non mi ritrovo a mio agio. La passione per la musica c’è ancora, ma la musica moderna è di poca qualità.

Veniamo alla tua carriera, tu che hai fatto ballare migliaia di ragazzi negli ultimi 40 anni e hai suonato nei club più esclusivi, ci racconti i tuoi esordi?

Il mio esordio è stato nel 1980 con la prima maxi-discoteca Chen Rasy a Carbonara con capienza di 1.200 persone.

Il Divinae Folliae, una seconda casa per te, parlaci dell’emozione della prima volta lì .

Nel 1990 arriva la proposta al Divinae Follie, locale internazionale di capienza superiore a 3.000 persone .Proprio lì c’è stata una svolta alla mia carriera, nonostante avessi già suonato in locali storici a Bari e provincia ma non dell’importanza del Divinae. Una emozione unica.

Camelot, Cellar, Snoopy, Eclipse, Jubilee, Space. Locali storici di Bari e provincia, quasi tutti dismessi. Perché? Cosa provi quando senti questi nomi?

Provo tanto rammarico perché è scomparsa la cultura del Club. I motivi sono molteplici, ma nutro speranza che si possa tornare ai bei tempi.

Il posto più bello dove hai suonato?

Sono tantissimi  in giro per il mondo. Tra questi il Pacha e il Titos di Palma di Maiorca, il Pacha, lo Space, El divino di Ibiza, il Crobar  di Chicago, il Divinae Follie  in Croazia , il Red and Blue in Belgio, il Kiss di Miami. Ma in assoluto il più emozionante è stato il Bilboa di Miami.

Il pezzo a cui sei più affezionato?

Ce ne sarebbero un’infinità di dischi ma quello a cui sono più affezionato è “Just the way you are” di Barry White.

L’artista che stimi di più nel campo della musica house?

Anche qui ce ne sarebbero tanti, ma in particolare uno internazionale è Frankie Knuckles e uno italiano è Marco Trani.

Il tuo più grande amico e il tuo più grande rivale nel corso della tua storia musicale?

Qui preferisco non rispondere. (Ride).

Hai un rimpianto nella tua carriera?  Un luogo dove avresti voluto suonare?

Rimpianti no, ma oggi mi sarebbe piaciuto suonare nei grandi eventi che vanno molto di moda.

Studio 54, New York. Cosa pensi di quel locale storico?

Locale strepitoso, unico, un luogo che trasmetteva al pubblico grande musica e cultura.

Hai insegnato a fare il dj a tanti ragazzi facendoli appassionare con la tua musica, cosa provi a sentirti il loro maestro?

Sono orgoglioso, ma mi sarebbe piaciuto che chi mi ha seguito e si è ispirato a me avesse cercato di mantenere la cultura musicale non scendendo a compromessi. La cultura della musica la fa il dj e non i social.

La musica attuale è sicuramente diversa da quella dei tuoi esordi, è stato facile adattarsi al cambio generazionale e tecnologico?

In questo momento la parola musica non la si può usare. C’è un filone musicale molto molto scadente e la mia speranza è che i big, quelli che rimangono, aiutino le nuove leve a ridare lustro alla musica.

La tua consolle penso sia l’oggetto più importante della tua vita, quanto sei geloso e orgoglioso dei tuoi strumenti?

In realtà non sono geloso della mia consolle.

Vivere di notte, la notte. Quanto è stato difficile conciliare il lavoro con la tua famiglia?

Non è stato difficile. È un lavoro come un altro, anche se dall’esterno non sembra così.

C’è un altro grande artista barese che fa un genere di musica diverso dal tuo, Nicola Conte. Hai mai pensato ad una collaborazione Made in Bari con lui?

Direi di no, non c’è mai stata l’occasione di condividere con Nicola Conte la musica perché facciamo due generi davvero diversi.

Il tuo prossimo progetto artistico cosa prevede?

L’unico progetto è di continuare a creare cultura musicale da Club per far divertire e appassionare le nuove generazioni.

Per finire, Nicola Di Venere, eterno ragazzino, ha ancora un sogno da realizzare?

Un sogno sì, che si possa ritornare all’aggregazione e all’armonia che si respirava nei locali con la vera musica da Club.

Con questa chiacchierata siamo lieti di constatare di avere un grande personaggio e artista come Nicola Di Venere, un modello anche per questa nuova generazione di ragazzi. Condividiamo con lui la speranza che si torni ad un sano divertimento, senza polemiche, rispettando le regole, con musica di alto livello e socializzando come ai vecchi tempi.

Francesco Di Sario