Pax profunda
In un passo di S.Giovanni il Salvatore, parlando ai discepoli, afferma: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, Io la dò a voi” (Giov.14,27).
Nell’ottica cristiana esiste, quindi, una pace duplice: quella che viene data dal mondo e quella che dà Dio.
Per “mondo” di solito s’intende, nel linguaggio evangelico, l’insieme delle condizioni materiali dell’esistenza, le quali agiscono sulla mente dell’uomo in maniera automatica e, sembrerebbe, in modo staccato dal loro Principio.
Ma il mondo non è stato creato da Dio? Come si spiega quindi che tutto ciò che proviene dal mondo si oppone alla volontà divina?
Alcuni pensatori, come il persiano Mani, vissuto nel III secolo d.C., riprendendo una tesi sostenuta nella religione di Zaratustra, hanno affermato che esistono ab origine due Principii antagonisti ed irriducibili l’uno all’altro: il Principio della Luce Ahura Mazda, e il Principio dell’Oscurità Ahriman.
Contro questa tesi S. Agostino impegnò molto delle sue energie, arrivando a sostenere che unico Principio è quello del Bene, il quale si identifica con l’Essere, mentre il male non ha sostanza in quanto è deficienza di Essere: “Nessuna natura è male e questo nome non indica altro che la privazione del Bene” (S.Agostino, de Civitate Dei, XI, 22).
E in un’altra sua opera afferma: “Tutte le cose sono buone e il male non è sostanza, perché se fosse sostanza sarebbe Bene” (S. Agostino, Confessioni VII,12).
Più tardi nel sec. XVII, il mistico tedesco Jacob Bohme, partendo dalla constatazione che in ogni aspetto della realtà emerge il contrasto di due Principii in lotta tra di loro, giungerà a dire che all’interno di Dio stesso vi sono i due Principii antagonisti, dove però l’uno non prevale mai completamente sull’altro,poichè essi sostengono una perpetua lotta armoniosa (J.Bohme, Aurora oder die Morgenrote im Aufgang; 1634, cap. 11).
Ma può assimilarsi il mondo al male? In certi passi del Vangelo parrebbe proprio di sì, come quando Gesù Cristo dice: “…voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; Io ho vinto il mondo” (Giov. 16,33); “…Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato… (Giov. 17,9); “…essi non sono del mondo, come Io non sono del mondo (Giov.17,16).
Questa antinomia però, deriva dal peccato originale, la disobbedienza di Adamo al comando di Dio, oltre ad aver provocato la sua cacciata, e quella di Eva, dal paradiso terrestre, ha prodotto uno scombussolamento nell’armonia primordiale della Creazione.
Come l’uomo si è ribellato a Dio, così tutta la natura, di cui egli doveva essere il Signore, si è ribellata all’uomo e il mondo gli è diventato ostile.
Il passo del Genesi “…il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì” (Gen.3,21) è stato interpretato dai Padri della Chiesa nel senso che: dopo la cacciata dall’Eden, l’uomo si è trasformato dal suo primitivo stato di “Essere luminoso” (il corpo di Luce), come anche l’evangelista Giovanni afferma “…e la vita era la Luce degli uomini” (Giov. 1,4), in un essere cui viene aggiunta la natura carnale (le tuniche di pelle).
Da tale momento l’uomo parteciperà sia della sua essenza originale, l’Immagine di Dio, che della natura animale, resa ormai ribelle per effetto del suo gesto di distacco da Dio.
Fino alla venuta del Salvatore il mondo viene sottoposto alla tirannia del “principe di questo mondo”, ma con il sacrificio della Croce “…ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori” (Giov.12,31).
Mediante il rito del Battesimo l’uomo muore alla sua vecchia condizione dominata dagli elementi del mondo e dalle loro Potenze e rinasce a vita nuova. In sintesi, egli partecipa per Grazia ai frutti del sacrificio del Cristo; ma tutto ciò avviene a livello potenziale e quindi può non essere avvertito nella vita dell’individuo.
A tal proposito San Paolo afferma: “…voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con Lui nella gloria” (Colossesi 2,3-4).
Fondamentale nel pensiero dei Padri della Chiesa è il concetto di “sinergia” tra la Grazia di Dio e l’operare dell’uomo, affinché questi possa realizzare nello sviluppo della propria vita ciò che ha ricevuto in potenza nel Battesimo.
Ma tutto ciò è conseguenza dell’Incarnazione del Verbo, la sua Kenosis, o abbassamento, di cui S.Paolo parla nella sua epistola ai filippesi “…abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo Gesù, il quale pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini…” (Filippesi 2,6-7).
S.Gregorio Nisseno, sottolineando come il Verbo abbia assunto tutta la natura umana, aggiunge che l’umanità tutta era presente in detta natura, per cui con il Verbo tutti gli uomini subiscono la Kenosis e dopo la Kenosis la Eksypsosis (l’innalzamento), cioè la deificazione che l’uomo potrebbe ottenere per opera del Verbo in sinergia con il suo operare conforme alla volontà di Dio (in: padre Giuseppe Ferrari,Teologia dell’Incarnazione in Oriente,appunti dalle lezioni, presso l’Istituto di Teologia Ecumenica S.Nicola di Bari, anno acc. 1972-73).
Il concetto che Dio si è fatto uomo, affinché l’uomo si faccia Dio è presente in S.Agostino, in S.Gregorio Nazianzeno e in altri Padri della Chiesa.
Alla luce di tutte queste considerazioni può allora dirsi che la pace che dà il mondo, diversa e opposta a quella che dà il Cristo, è quella che proviene dal mondo non ancora redento dal sacrificio divino della Croce.
Per ben comprendere cosa significhi tutto quanto sopra detto, è opportuno considerare come si realizza l’esperienza ordinaria del vivere da parte dell’uomo.
Gran parte dei processi mentali si svolgono in maniera automatica e l’individuo vive spesso in uno stato di sonnambulismo.I momenti in cui la coscienza è veramente desta sono rari e occasionali, poichè la mente dell’uomo, molto spesso, è intenta a divagare; i così detti pensieri passivi occupano un grande spazio nell’esperienza quotidiana.
La formulazione dei pensieri logici sono il frutto di uno sforzo che l’individuo deve compiere e spesso derivano da una lotta contro le potenze della distrazione, che fanno capo alla sfera degli istinti e delle emozioni.
In ogni individuo di solito operano due Potenze fondamentali della mente, di cui l’una, intuitiva analitica, tende ad un stato di chiarezza distintiva; l’altra di natura emotivo-istintuale, tende invece ad uno stato caotico e di oscuramento della coscienza.
Tra queste due Forze si svolge una lotta ed un contrasto continuo: l’una cerca di prevalere sull’altra, per cui spesso si avvertono sensi di stanchezza, di incertezza, di ansia e di paura che caratterizzano la vita di ciascun individuo, senza peraltro una vera consapevolezza del perchè di tutto ciò.
Solo in seguito ad una severa educazione spirituale, in cui le esperienze della concentrazione e della meditazione sono elementi centrali si può produrre all’interno dell’individuo uno stato di continua vigilanza.
Se tale stato diventa stabile allora possiamo chiaramente discernere che in ogni circostanza ci troviamo di fronte ad un bivio: una via porta alla pace del mondo, l’altra via alla pace di Dio.
La pace che dà il mondo è frutto dell’appagamento dell’anima-desiderio ed ha una carattere precario, in quanto il desiderio produce incessantemente altro desiderio, conducendo l’uomo a vivere in uno stato di continua agitazione, perchè proteso a un ulteriore appagamento della sua natura animale.
La pace che dà Dio è uno stato interiore di distacco dal fluire dell’esistenza, è uno stare nel mondo perchè ognuno ha dei doveri da assovere nella società in cui vive, ma nello stesso tempo è un non essere del mondo; è un sentire sterno di sè.
La pace che dà Dio, la pax profunda, in definitiva altro non è che la realizzazione dell’IO VERO, l’Immagine Divina sepolta nei profondi recessi della psiche e che attende di essere riportata a livello di coscienza desta in seguito ad un processo di vera conversione di sé stessi.
Antonio Bosna.