Pierfranco Bruni da Omero ad Eleonora Duse nella metafisica del Mediterraneo

IMG-20230926-WA0004

Pierfranco Bruni è un vero poeta nel quadro delle sperimentazioni di un nuovo novecento, nasce infatti come poeta nel 1973 ed inizia subito un percorso di intreccio nella letteratura attraverso filosofia ed antropologia tenendo saldo il filo tra eredità, tradizione ed identità analizzato tra la lingua, il mito, le metafore e le varie culture, ponendo delle sottolineature per delle analisi critiche.
Fra i suoi testi pubblicati ne ho scelto solo alcuni per delineare una linea marcante.

“Il canto di Nessuno”. Ulisse nel labirinto dell’Occidente diventa una metafora ed è una metafora, anche perché geograficizzando questo modello dell’erranza di Ulisse, non si può tornare nella storia, perché Ulisse non è storia. Ulisse è mito ma la metafora del viaggio, che in fondo è proprio questo, ci deve insegnare a capire che viaggiando si acquisisce la consapevolezza di essere uomini, popolo, civiltà.
“Nelle notti di Ovidio”. In questo libro l’autore si confronta con Ovidio attraverso quelle opere e quegli scrittori he hanno lavorato su Ovidio non tenendo affatto conto del loro pensiero e cercando di sottolineare l’importanza della cultura ovidiana rispetto alla cultura di un Mediterraneo moderno. Il pensiero abbraccia un percorso chiaramente comparato. Il mediterraneo culturale e geopolitico non si fa solo con la cultura latina, bensì co una cultura che abbraccia il mondo greco e quello arabo.
“Il tragico e la Follia” dedicato a Pirandello. Luigi Pirandello è il primo autore moderno, contemporaneo che porta in scena il mediterraneo. Sono tre o quattro quegli autori che hanno raccolto l’eredità di Pirandello, Eduardo De Filippo, Totò e Massimo Troisi. Questi sono autori, registi che hanno il teatro nel sangue. Il teatro diventa vita vissuta soprattutto mettendo insieme la cultura napoletana e la cultura siciliana. L’improvvisazione è un vero e proprio radicamento mediterraneo perché si recita sia in termini goliardici che in termini di favola.
“Sulle sponde della Magna Grecia” ripercorre la più recente storia letteraria del meridione attraverso una lente di ingrandimento: proprio l’appartenenza alla Magna Grecia si prefigge di riscoprire una terra per riscoprirne l’identità plurima e composita, per riscoprirsi fra memorie e storie, fra storia collettiva e ricordi. È questo un testo che colma una lacuna fra ‘800 e ‘900 per quanto accade a molti autori e autrici del meridione italiano, senza tralasciare il rapporto che D’Annunzio ebbe con il meridione.
Da qui il passaggio al saggio principe “IL SOTTOSUOLO DEI DEMONI Filosofia e Dissolvenza”. In questo suo volume polifonico, Pierfranco Bruni riesce mirabilmente a mettere in correlazione la molteplicità delle sue riflessioni sull’influenza del Mithos, dei culti misterici, della sapienza biblica, nonché dello spirito dionisiaco del dramma greco sulla cultura filosofica e sulla produzione letteraria mondiale dal romanticismo ai nostri giorni. La strenua ricerca dei simboli e delle figure mitopoietiche che dalle antiche religioni e filosofie proiettano il loro fascino sugli spiriti inquieti dei pensatori contemporanei. A partire dall’introduzione dell’opera si entra nell’anima del poeta-vate Gabriele D’Annunzio, e qui è d’obbligo citare il volume, pubblicato antecedentemente
“Io ho quel che ho donato”. Qui Pierfranco Bruni ha indagato tra le pagine e nella vita di D’Annunzio tracciando delle linee originali e portando sullo scenario letterario una lettura innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. È considerato un saggio che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro tutto il Novecento tra letteratura, estetica e antropologia e scava nel “nascosto” letterario e umano di Gabriele.
Dal saggio al romanzo, perché come romanzo va letto “Con le sue labbra le suggella le labbra spiranti”. Eleonora Duse, Sarah Bernhard, Marta Abba, Mata Hari. Sono le quattro donne che Pierfranco Bruni racconta in uno scendere negli inferi dell’angoscia e nel risalire a cercare le stelle. Al centro Gabriele D’Annunzio che ripropone Francesca da Rimini investendo il personaggio di Eleonora Duse. Dante qui abita Gabriele. Ma è l’amore che scava fossati e solleva luci. Francesca è un ulteriore personaggio che metaforizza Eleonora Duse. Il D’Annunzio del “Notturno” vibra in questo romanzo. Un libro dolcissimo nel quale si racconta la storia di un amore che ha segnato non solo la vita dello scrittore e dell’attrice ma della storia del teatro e della letteratura del primo Novecento. Porta come sottotitolo: “Eleonora e Gabriele”. Tra finzioni e maschere il gioco del dialogare diventa una potentissima esaltazione lirica.

Franca Silvia Desantis