Politici armeni prigionieri in Azerbaijan: Ruben Vardanyan in pericolo di vita

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Il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica d’Armenia continua a richiamare l’attenzione della comunità internazionale, in particolare dei partner interessati alla pace nella regione e che sottolineano i valori umanitari, sulla questione del rilascio dei prigionieri di guerra armeni, degli ostaggi e degli altri prigionieri detenuti in Azerbaigian, nonché sui cosiddetti “processi penali” condotti contro alcuni di loro con gravi violazioni procedurali e palesi segni di tortura.

Le pubblicazioni, tra cui registrazioni video e foto dei fantomatici “processi” di 23 prigionieri di guerra armeni, ostaggi e altre persone detenute, nonché le informazioni rese pubbliche dagli “avvocati” delle persone sopra menzionate, tra cui Ruben Vardanyan, che è in sciopero della fame, circa l’impatto sui detenuti, la tortura e l’apparente deterioramento della loro salute, sono motivo di profonda preoccupazione. Inoltre gli “avvocati difensori” sarebbero personaggi legati all’entourage azero che poco avrebbero a che fare con il termine difesa e sarebbero perfettamente ostili ai loro “assistiti”. Hanno fatto, inoltre, scalpore nelle scorse settimane le traduzioni palesemente inventate delle dichiarazioni degli “imputati”, in cui questi ultimi avrebbero ammesso reati e violazioni di diritti umani dell’Azerbaijan, piani politici internazionali dietro il conflitto azero-armeno e responsabilità personali gravissime, completamente estranee al contenuto delle loro dichiarazioni.

Tali pratiche sono evidenziate dalle preoccupazioni espresse dal Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura, dai casi di tortura di prigionieri di guerra armeni documentati da Human Rights Watch e altre organizzazioni, nonché dall’evitamento sistematico della cooperazione da parte delle autorità azere con le organizzazioni internazionali, tra cui il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti. Il governo armeno continua a ricevere segnalazioni dell’uso di misure proibite contro prigionieri di guerra armeni, ostaggi e altri detenuti. Tutti questi sono catturati e vengono trattenuti illegalmente in Azerbaigian, in violazione dei suoi impegni e obblighi internazionali.

La detenzione e la persecuzione di prigionieri di guerra armeni, ostaggi e altri detenuti è una grave violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani fondamentali. Un breve elenco degli strumenti multilaterali internazionali rilevanti comprende la Dichiarazione universale dei diritti umani, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, la Quarta Convenzione di Ginevra (1949) e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

E’ importante sottolineare che questi processi si svolgono nel contesto della continua propaganda di odio etnico contro gli armeni nei media azeri, definita al livello internazionale “Armenofobia mediatica”.

È giusto evidenziare che la risoluzione di qualsiasi conflitto implica la preparazione dei popoli alla pace, e il prolungamento artificioso di questioni umanitarie irrisolte non serve a tale scopo e ne riduce solo la probabilità. Questa consapevolezza è stata ripetutamente sottolineata durante le discussioni con l’Azerbaigian, così come su varie piattaforme internazionali, da partner e strutture. Ci aspettiamo che prevarrà anche nelle percezioni delle autorità azere rispetto al continuo nutrimento dell’ostilità e ai calcoli a breve termine. 

Carlo Coppola