Ponte sullo stretto, un progetto che viene da lontano

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La Storia alle volte si diverte a fare dispetti ed a disfare le certezze di chi, non rispettandola, pensa di esserne geloso custode, suo interprete e depositario, ovviamente a senso unico.

La vicenda del ponte sullo stretto progettato per collegare Reggio Calabria e Messina, Sicilia e Calabria, che oggi tiene banco e dibattito più per affossare che per costruire, molto insegna.

In primo luogo, chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato un politico del profondo nord, peraltro leader di quella Lega fino a pochi anni fa malvista dal meridione, a caldeggiare e successivamente far progettare il ponte sullo stretto? È vero che Matteo Salvini ha “federalizzato” la Lega in tutta Italia ma, il fatto che sia stato lui milanese a promuovere il progetto non può che suscitare non poche riflessioni, anche ed a proposito di certa “lungimiranza” e “genialità” di talune classi dirigenti il più delle volte a sproposito esaltate. Non a caso, il baratro in cui è sprofondato il sud, non può essere certo imputabile – come vuole taluna vulgata in cerca di colpevoli – agli slogan “razzisti” ed “antimeridionali” della fu Lega bossiana.

Con ciò, pur non volendo essere malauguranti, in sincerità nutriamo forti dubbi che l’opera ponte sullo stretto, nonostante l’impegno del Ministro Salvini, vada in porto.

Infatti, al di là del furore ideologico delle opposizioni che prive di idee, proposte e progetti sanno solo inscenare campagne scandalistiche ed urlare no a tutto ciò che la parte avversa propone, sono altri i motivi per i quali, a nostro parere, il progetto non si realizzerà. Innanzitutto la macchina statale. Un meccanismo gigantesco, obsoleto, fortemente burocratizzato, visibilmente anchilosato, incapace di dare risposte rapide ed efficaci ai bisogni dei cittadini.

Non parliamo inoltre di liti e contenziosi già insorti e che insorgeranno nel prosieguo dell’iter con i tempi che si andranno ad allungare. Insomma, un vero e proprio caravanserraglio nel quale si inseriscono e si inseriranno i soliti “esperti” del ponte sullo stretto, fedeli più che alla tecnica, alla “ragione di partito”. È cosa vecchia nel nostro paese ogni qualvolta sono in ballo i grandi temi, oltre ai politici, per dare una parvenza di obiettività al dibattito vengono interpellati gli “esperti” pro o contro, che disquisiscono più ideologicamente che tecnicamente.

Senza voler fare gare riguardo la primogenitura della proposta in tema, di ponte sullo stretto o qualcosa di simile se ne parlò in un passato ormai remoto.

Correva addirittura l’anno 1961, esattamente il 30 maggio, quando nel corso del dibattito al Senato sul disegno di legge: «Piano di nuove costruzioni stradali ed autostradali» il senatore missino Araldo di Crollalanza, già Ministro dei Lavori Pubblici in epoca fascista, volendo dare una «Maggiore considerazione per la Sicilia», ebbe modo di affermare:

«Non basta quindi realizzare l’autostrada litoranea orientale e la Catania-Palermo, ma è necessario anche collegare Palermo con Messina e con Trapani e poi, da Siracusa, costeggiando tutto il litorale meridionale, ricongiungersi a Trapani, valorizzando in tal modo la zana industriale di Ragusa e quella di Agrigento; meravigliosa questa per il suo paesaggio ed i suoi templi. Si darebbe così la possibilità, specialmente se si realizzerà, come è auspicabile, il tunnel sullo stretto, di avviare grandi correnti turistiche nella nostra Isola maggiore».

All’epoca era in auge il III Governo Fanfani (26-07-1960/21-02-1962) e la proposta rimase lettera morta. Eppure, se fosse stata presa in considerazione, solo uno studioso come Amintore Fanfani, noto anche per il suo pragmatismo e decisionismo, avrebbe potuto approfondirla e perché no darle seguito. In quel momento, però, l’Italia, pur vivendo gli anni del «boom economico», era comunque impegnata in uno sforzo alquanto notevole quale era la costruzione dell’autostrada.

Trascorsero ben 17 anni e fu sempre il partito del senatore Crollalanza, il MSI, nel 1978, per bocca dell’onorevole Cesco Giulio Baghino, a porre la questione all’attenzione della 1a Conferenza Nazionale dei Trasporti tenutasi a Roma (12-14 ottobre): «Ho sentito anche qualche anatema circa la realizzazione di un collegamento stabile tra il continente e la Sicilia. Ebbene, qui non si tratta di scegliere tra ponte o tunnel, una cosa però è certa, ed è che un nuovo mezzo di attraversamento dello Stretto di Messina è diventato indispensabile ed urgente, data la ormai ingombrante densità di traffico nelle acque dello Stretto. Da qui l’esigenza di muoversi e di non criticare senza sufficiente informazione».

Andando a ritroso nel tempo, osserviamo quanto ebbe a riferire Francesco Saverio Nitti, addirittura alla Costituente, consesso eletto il 2 giugno 1946 per dare all’Italia una nuova Costituzione.

Già Presidente del Consiglio, noto politico e meridionalista, antifascista, tornato dall’esilio durato ventidue anni nel 1945, in un discorso tenuto alla Costituente il 6 giugno 1947 Nitti, attaccando duramente Mussolini rivelò: «E arrivò all’estremo della follia di chiedere a tecnici eminenti se si potesse fare un ponte il quale rendesse possibile comunicare per terra con la Sicilia, per togliere anche ad essa il privilegio insulare. Dunque da follia a follia».

Noi non sappiamo se la follia mussoliniana stigmatizzata da Nitti diventerà realtà salviniana con la realizzazione del ponte sullo stretto, anzi ne siamo scettici per i motivi su addotti.

A nostro parere, il Ministro Salvini – unico e solo a credere convintamente nel progetto – ha una sola speranza acché il ponte sullo stretto vada a compimento: che il centrodestra alle prossime elezioni politiche bissi il successo del 2022; ciò ovviamente non è una certezza.

Michele Salomone