Povia ha attentato al relativismo nichilista del Festival di Sanremo tentando di introdurre un “Arbitro”.

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Arbitro è il titolo della canzone con la quale Povia, noto cantautore italiano, ha tentato di presentarsi alla settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo che si terrà dall’11 al 15 febbraio 2025.

Diciamo ha tentato per due motivi: il primo è connesso strettamente alla sua esclusione, il secondo è rivelato nelle dichiarazioni rese dallo stesso cantautore successivamente all’estromissione, e dalle quali traspare la consapevolezza che Sanremo sia una “gara dove fanno da arbitro le multinazionali discografiche e dove si punta più alla musica per interesse che all’interesse per la musica”.

Ci sarebbe da chiedersi, a questo punto, se la sua candidatura sia stata piuttosto una provocazione dal momento in cui il cantautore era già consapevole della difficoltà di accedere alla kermesse con un brano del genere, ma questa sarà una domanda che gli porremo se vorrà concederci una intervista.

Fatto certo è che Povia, così come altri artisti che si sono esposti con temi proponenti valori controcorrente, non solo è da anni assente dall’Ariston ma non appare in TV neppure come ospite negli innumerevoli salotti dedicati ai personaggi pubblici e di spettacolo.

Questa assenza, a fronte dell’onnipresenza di uomini e donne di spettacolo di tutt’altra ed opposta estrazione culturale, fanno pensare che anche l’esclusione di Povia dal Festival di Sanremo non sia per una negativa valutazione del prodotto artistico, quanto per una non assonanza del brano canoro al clima culturale imperante. Abbiamo più di un sospetto che in realtà rispetto ad artisti e uomini di cultura come Povia ci sia un diktat che non permette a questi di accedere alla grande informazione perché di questo si tratta dal momento in cui, nella società contemporanea, i modi di comunicare contenuti e valori sono veicolati in mille modi differenti e tra questi, musica e canzoni fanno la parte del leone.

Figuriamoci, poi, se al Festival di Sanremo poteva sbarcare un “Arbitro” come Dio che da tempo in questo Occidente è stato messo al bando per far posto al Nulla di un relativismo nichilista imperante.

Paolo Scagliarini