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Utilizzata bene, la rete permette contatti immediati fino a poco tempo fa impossibili ed impensabili. Navigando ci siamo imbattuti nel profilo della Missione ortodossa della Diocesi di Toliara e del sud del Madagascar. Inutile dire che abbiamo colto al volo l’occasione per allacciare un qualche rapporto. Lo scambio di messaggi che è seguito, è stato reciprocamente caloroso al punto tale da esserci guadagnati la possibilità, d’ora in poi, di informare i nostri lettori sulle attività della missione.

Offriamo quindi ai nostri un simpatico quadretto relativo alla notte di Pasqua, narrato dal Vescovo in persona, premettendo però qualche necessaria quanto brevissima nota su una particolare tradizione pasquale.

Come noto nel mondo cristiano orientale per la notte di Pasqua è d’uso tra i fedeli portare con sé un uovo sodo tinto di solito di colore rosso. All’annuncio della risurrezione, del Christòs anésti (Cristo è risorto), ognuno col proprio uovo urta quello del proprio vicino. Uno delle due uova si romperà rievocando il rumore della pietra rotolata dal sepolcro. L’uovo resta il simbolo della vita trattenuta dal guscio che rappresenta il sepolcro; il rosso, il sangue col quale Cristo ci ha riscattati.

Ma veniamo alla breve quanto simpatica “confessione”.

“Voglio confessare, per fortuna senza alcun pentimento, una mia piccola marachella. Ogni Pasqua, quando prepariamo le uova rosse, amo dipingerne uno crudo. Mi assicuro di sapere quale sia, lo posiziono sopra al cestino e la sera di Pasqua uno dei bambini della missione a caso lo prende. La sorpresa è sempre grande quando l’uovo fresco si rompe colando e a tanto si accompagnano le infinite risate infinite del bambino ′′ sfortunato ′ e degli altri che corrono per prendermi. Così da tre anni a questa parte, ogni Pasqua, corro nella notte con i paramenti sacerdotale mentre da dietro una nuvola di bambini urla. Qualcosa come un film di Angelopoulos, qualcosa come una scena del cinema italiano, qualcosa come la vita”.