Quando l’Eurodestra di Giorgio Almirante votò il progetto europeista di Altiero Spinelli

Il duro attacco delle opposizioni di Sinistra alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rea di non condividere taluni punti del Manifesto di Ventotene che ebbe in Altiero Spinelli uno dei principali promotori, non ci ha sorpresi.
Preso atto che l’attuale Esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha di fronte delle opposizioni prive di idee e proposte alternative al centrodestra, quanto avvenuto alla Camera lo scorso 19 marzo e nelle giornate successive ha evidenziato una diffusa desertificazione culturale dei partiti a sinistra e a destra, tra l’altro privi di memoria storica; forse questi sono i risultati delle memorie imposte ed a senso unico.
Risultato: la figura di Altiero Spinelli ne è uscita malconcia per colpa dei suoi apologeti che, a digiuno di Storia, si sono limitati a decantare il solo Manifesto di Ventotene e non il prosieguo di Spinelli.
Ma anche la Destra non ha brillato visto che ha dimenticato – volutamente? – quanto avvenuto un quarantennio fa e che andiamo a documentare.
L’Altiero Spinelli europeista obliato dai suoi apologeti
Veniamo alla scarsa memoria storica degli apologeti di Altiero Spinelli che, nella polemica veemente contro la Meloni si sono fermati a Ventotene sminuendo la figura dello stesso Spinelli che, fra la fine degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, da parlamentare europeo eletto nel 1979 come indipendente con il Partito Comunista, quale ispiratore, fu protagonista di un Progetto di Trattato sull’Unione Europea.
È da precisare che proprio nel giugno 1979, per la prima volta, l’Assise continentale venne eletta direttamente dai cittadini degli Stati membri.
Ma in cosa consisteva il progetto Spinelli? L’europarlamentare romano si era reso conto, fin da subito, che la costruzione dell’unità europea doveva passare attraverso una serie di riforme tese a far funzionare le istituzioni legittimate dal voto popolare.
Per Spinelli, la Commissione, quale organo esecutivo non aveva un reale potere governativo; il Parlamento Europeo non aveva potestà legislativa; all’interno del Consiglio dei Ministri che pretendeva di decidere su ogni cosa, ma che alla fine non decideva nulla, doveva essere prevista una rappresentanza degli Stati.
Dotati i succitati organismi di poteri reali, l’Europa avrebbe necessitato di una Costituzione non elaborata dai diplomatici, bensì dai rappresentanti eletti delle forze politiche.
Il testo ebbe una elaborazione lunga e meticolosa. Il tutto ebbe inizio nella primavera del 1980 quando Altiero Spinelli dette appuntamento ad alcuni colleghi eurodeputati esperti in materia, al ristorante di Strasburgo il Coccodrillo, che da quel momento divenne Club del coccodrillo, sede di discussione e di dibattito sulle proposte da avanzare. Quanto emerso dal Club del coccodrillo fu portato all’attenzione degli europarlamentari che approvarono a maggioranza il Progetto.
In seguito, il tutto venne vagliato dalla Commissione Affari istituzionali del Parlamento Europeo, presieduta dal socialdemocratico Mauro Ferri, che dopo vari approfondimenti, il 14 settembre 1983 approvò il Progetto di Trattato sull’Unione Europea trasmettendolo all’Assemblea.
Almirante e l’Eurodestra del MSI-DN al fianco di Spinelli
Il 14 febbraio 1984 il Parlamento Europeo approvava il citato progetto con 229 voti favorevoli, 31 contrari, 42 astenuti.
In alcuni gruppi dove confluivano i partiti degli Stati membri si registrarono delle spaccature: i gruppi Comunista e Socialista pur votando a favore, evidenziarono le defezioni dei compagni greci che votarono contro, al pari dei laburisti inglesi e di Democrazia Proletaria; i socialisti francesi si astennero.
Votarono a favore Popolari, Liberali, Radicali, l’Eurodestra missina.
Riguardo il MSI-DN, rappresentato da quattro eurodeputati, Almirante, Romualdi, Petronio e Buttafuoco, comproviamo perché approvò il progetto di Altiero Spinelli, “un primo passo verso un’effettiva concertazione europea”che “delinea una nuova ‘costituzione’ della Comunità, ampliando i poteri legislativi del Parlamento che legifererà insieme con il Consiglio, dando maggiore forza e autorità alla Commissione” (Secolo d’Italia del 17 giugno 1984).
Il 14 febbraio 1984, giorno in cui l’Europarlamento discuteva il Trattato, intervenendo alla Camera dei Deputati, il missino Mirko Tremaglia auspicava una “Europa Nazione, l’Europa come forza dell’Occidente, che possa funzionare, che abbia un suo ruolo nel Mediterraneo, che abbia un suo ruolo verso il Terzo mondo, verso l’America latina, un’Europa che sappia avere una sua politica estera nello schieramento occidentale. Ecco perché mi sono riportato a certi punti di questo Trattato. […] Noi non possiamo mantenere l’Europa su un piano di sovranità limitata”.
Già vice Segretario del Partito Fascista Repubblicano, Pino Romualdi, senatore ed europarlamentare, il successivo 9 maggio affermò al Senato: “Se veramente l’Europa è quello che sembrava essere, leggendo certi documenti, non vedo come ci si possa salvare nemmeno col progetto Spinelli, che chiamo così non perché lo abbia formulato Spinelli ma perché egli ne è stato uno degli ispiratori nonché il relatore. Come sapete, del resto, tale documento è stato lungamente elaborato da tutte le forze politiche, è costato due anni e più di fatica ed alla sua formulazione tutti noi abbiamo cercato di dare il contributo della nostra passione, della nostra esperienza e di quella poca, modesta, cultura politica o giuridica di cui abbiamo la possibilità di approfittare. Tale documento rappresenta una soluzione che potrebbe aiutare l’Europa ad uscire dalla sua crisi e facilitare il processo di integrazione che è in gran parte fermo, anche se non tanto per colpa delle istituzioni. […] La vera soluzione del problema della ripresa dell’integrazione è nel fatto che l’Europa deve mettersi in condizioni di integrarsi. Deve tentare in tutti i modi di mobilitare le proprie energie, le formidabili energie che ancora ha: energie di ogni tipo, in ogni campo, energie che le consentirebbero, con politiche comuni, di realizzare quanto realizzano gli Stati Uniti o il Giappone. […]. Debbo infine affermare, concludendo, che lodo l’iniziativa che prese nome dal ristorante Coccodrillo dove per la prima volta si riunì e nel quale non sono mai stato se non una volta, ospite, come componente dell’ufficio di Presidenza allargato, quando offrimmo un simposio alla signora Thatcher. Vi erano dei deputati che si riunivano in questo sontuoso ed elegante ristorante di Strasburgo i quali pensarono a qualche cosa che in seguito si trasformò in iniziativa per un progetto e in seguito addirittura diventò iniziativa per la costituzione di una commissione costituzionale, presieduta da un nostro esimio collega, che ha funzionato, che ha svolto un lavoro al quale abbiamo partecipato largamente tutti. Io ho avuto anche la fortuna di vedere molti miei emendamenti accolti dall’Assemblea nell’ultima riunione. Noi però questo progetto non lo possiamo ritenere il toccasana di tutto quello che abbiamo detto fino a questo momento. A parte le difficoltà, anche di carattere formale, che incontrerà lungo la sua strada […] andiamo avanti a tentoni, anche se si tratta di una iniziativa che afferma la volontà del Parlamento di avviarsi verso un’integrazione politica”.
Il pensiero di Giorgio Almirante in una intervista al quotidiano milanese La Notte riportata dal Secolo d’Italia del 17 giugno 1984: “Siamo dunque all’avanguardia, nel doveroso contributo all’unità dell’Europa; tanto è vero che i primi ad approvare il progetto Spinelli, per dare al Parlamento europeo i poteri (legislativo, di controllo, di bilancio) di un vero Parlamento siamo stati noi”.
Riportiamo altri documenti e dichiarazioni sempre dal Secolo d’Italia del 17 giugno 1984.
Ne “I dieci punti per l’unità europea” al punto 8 è riportato: “Gli euro-deputati del Msi-Dn hanno approvato senza riserve il progetto per la Nuova Europa, che il Parlamento di Strasburgo ha votato a larghissima maggioranza”.
Pino Romualdi: “La grande speranza che al di sopra dei particolarismi e di certi sciovinismi sciocchi e ritardatari, i quali non esaltano bensì offendono i valori tradizionali di ogni popolo e di ogni Nazione della Comunità, possa sul serio nascere in Europa la grande Patria delle nuove generazioni”.
Per la cronaca, Altiero Spinelli morì a Roma il 23 maggio 1986, il suo progetto non si realizzò perché non ratificato dai vari Stati. Il processo di unità europea annaspò per giungere all’attuale disastro.
Peccato che la Destra attuale, nella concitazione della polemica politica riguardante il Manifesto di Ventotene non abbia rimarcato il progetto europeista di Spinelli che ebbe per protagonisti e sulla stessa barricata – come abbiamo documentato – uomini politici distanti ideologicamente anni luce, animati però da un comune percorso di unità europea: il comunista Spinelli da una parte, i missini Almirante e Romualdi dall’altra.
Michele Salomone