Quanto vale oggi il Natale?
Corre voce che il Natale di quest’anno sia o debba essere differente dal Natale festeggiato negli anni scorsi. La vulgata è ovviamente legata al diffondersi del virus che ha portato le autorità civili ad adottare misure tali da limitare per quanto possibile il contagio.
Accanto a chi facilmente ha pronosticato un clima differente rispetto a quello consueto, c’è chi si è impegnato a salvare il Natale. Ma di quale Natale stanno parlando?
Ho sentito in televisione accostare dei numeri al Natale, che poi sarebbe come porre il nulla accanto al tutto. Negli anni precedenti “valeva” svariati miliardi di fatturato mentre quest’anno varrà 25 miliardi in meno e quindi sempre le autorità civili, Presidente del Consiglio in testa, faranno di tutto per allentare la morsa normativa sulle nostre “libertà” nel periodo 25 dicembre – 6 gennaio proprio per salvare il Natale, o meglio il fatturato che da questa festività deriva. In ultimo anche la grana sul “bianco Natale” con piste da sci aperte o chiuse…
Ma quanto vale veramente il Natale?
Il Natale è un mistero che ancora, dopo duemila anni, ci sovrasta. Un mistero che può essere vissuto in casa così come in trincea, in un letto di ospedale come in carcere. Pensare di salvare il Natale è un’illusione; al contrario, è il Natale che ci può salvare, se solo ci fermassimo a contemplare il mistero dell’incarnazione: Dio che assume la natura umana. Proprio questa vicinanza carnale di Dio all’uomo permette a chiunque di mettere le mani sul Natale anche solo per scopi speculativi.
Come Cristo ha presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che gli strappavano la barba; non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi (cfr. salmo 50), Così anche il Natale è lì, fermo col suo annuncio. Lo si può trattare come si vuole o meglio, si lascia trattare come si vuole.
Ma quanto vale veramente il Natale?
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696 – 1787) nella sua composizione “Quanno nascette Ninno” dà il chiaro senso di quanto valga il Natale: “Quando nacque il Bambino a Betlemme era notte e pareva mezzogiorno… è nato, è nato, il Dio che ci ha creato…” e dopo di lui il rimaneggiamento nel più famoso “Tu scendi dalle stelle”: “a Te che sei del mondo il Creatore, mancano panni e fuoco…”. Questi versi entrati nella tradizione popolare, in realtà dicono tanto su quanto valga il Natale: la salvezza dell’uomo che passa per l’incarnazione di Dio. Dio che ci ha creato, si fa come noi, sue creature, per farci come Lui.
A questi canti fanno eco i cristiani d’oriente che salmeggiano nell’apolitikion: Ἡ γέννησίς σου Χριστὲ ὁ Θεὸς ἡμῶν, ἀνέτειλε τῷ κόσμῳ, τὸ φῶς τὸ τῆς γνώσεως· ἐν αὐτῇ γὰρ οἱ τοῖς ἄστροις λατρεύοντες, ὑπὸ ἀστέρος ἐδιδάσκοντο, σὲ προσκυνεῖν, τὸν Ἥλιον τῆς δικαιοσύνης, καὶ σὲ γινώσκειν ἐξ ὕψους ἀνατολήν, Κύριε δόξα σοι. “La tua nascita, Cristo, nostro Dio, ha portato al mondo la luce della conoscenza, perché con questa a coloro che adorano le stelle fu insegnato dalla stella ad adorare Te, Sole di giustizia, e conoscere Te, alba inviata dalle altezze. Signore, gloria a Te”; e poi sempre nel giorno di Natale esclamano: “La Vergine oggi partorisce colui che è sovrastanziale, e la terra offre all’inaccessibile la grotta. Gli angeli cantano gloria insieme ai pastori, e i magi fanno il loro viaggio con la stella, perché per noi è nato piccolo bimbo, il Dio che è prima dei secoli.
In questi canti è espressa l’essenza alta e santa del Natale ed il suo valore incommensurabile. L’incarnazione di Cristo è la manifestazione perfetta del senso della vita umana per la quale Dio stesso si è sacrificato. Cristo, vero Dio e vero uomo, è l’uomo nel quale Dio si è compiaciuto, in Lui vediamo la perfetta immagine e somiglianza col Padre, in Lui siamo figli di Dio.
Abbiamo spesso sentito dire “Dio si è fatto come noi per farci come Lui”, ma quante volte abbiamo associato questa frase al Natale? Al numero 460 del Catechismo della Chiesa Cattolica è indicato quale sia il valore del Natale: “Il Verbo si è fatto carne perché diventassimo «partecipi della natura divina» (2 Pt 1,4): «Infatti, questo è il motivo per cui il Verbo si è fatto uomo, e il Figlio di Dio, Figlio dell’uomo: perché l’uomo, entrando in comunione con il Verbo e ricevendo così la filiazione divina, diventasse figlio di Dio». «Infatti il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio». «Unigenitus […] Dei Filius, Suae divinitatis volens nos esse participes, naturam nostram assumpsit, ut homines deos faceret factus homo – L’unigenito […] Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei».
Ecco la grandezza del progetto di Dio sull’uomo che ha un’unica economia, quella dell’amore gratuito.
“Ahi, quanto ti costò l’avermi amato…” e siamo al venerdì santo!
Paolo Scagliarini