Rifiuti invisibili: nove consigli per ridurli

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Quest’anno, la SERR, Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti ha scelto di concentrarsi sui “rifiuti invisibili”, cioè quella enorme massa di scarti che vengono generati nelle diverse fasi di produzione di un oggetto e che non vediamo perché non passano dai contenitori dei rifiuti delle nostre case.

Quando acquistiamo un oggetto, niente e nessuno ci dice quanto è costato produrlo, soprattutto in termini ambientali, eppure i processi produttivi utilizzano materie prime, energia, acqua, carburanti per i trasporti, consumano risorse naturali e producono una grande quantità di materiali e sostanze scartate. Secondo i dati dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, in Italia i rifiuti speciali, cioè quelli prodotti dalle attività economiche ed industriali, nel 2018 hanno superato i 143 milioni di tonnellate a fronte dei circa 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, cioè quelli prodotti nelle città, prevalentemente dalle famiglie. Ciò significa che, solo in Italia, i rifiuti che non passano sotto i nostri occhi sono quasi 5 volte più di quelli che ci sforziamo di differenziare nelle nostre case dopo aver riempito i nostri carrelli della spesa più di imballaggi che di cibo.

In realtà, il quantitativo dei scarti che si producono dall’estrazione delle materie prime fino alla realizzazione del prodotto finito è molto maggiore se consideriamo che gran parte dei prodotti durevoli che consumiamo in Italia viene fabbricato all’estero. Per avere un’idea di quanto pesano sul Pianeta i nostri rifiuti “invisibili” basti pensare che, se considerassimo tutti gli scarti generati nei processi produttivi, un computer peserebbe 1.200 kg invece di circa 1 Kg e mezzo, un trapano peserebbe 51 kg invece di circa 2 Kg, un pantalone peserebbe 25 kg invece si circa 550 grammi.

Per alleggerire il peso dei rifiuti di cui siamo responsabili, a partire dai nostri più piccoli gesti quotidiani, alcuni gruppi locali dell’Associazione Fare Verde che hanno aderito alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti hanno deciso di pubblicare sui loro canali social un consiglio al giorno: in totale, saranno 9 consigli per agire da subito con azioni concrete. Fare Verde da sempre afferma che differenziare e riciclare è importante ma non basta: la raccolta differenziata è importantissima per riciclare materiali invece di continuare a saccheggiare e inquinare la Terra, ma ancora meglio è avere meno materiali da raccogliere, trasportare, sminuzzare, fondere, trasformare, ristampare. Questo perché anche l’industria del riciclaggio richiede carburanti per il trasporto e energia per gli impianti di lavorazione e produce inquinamento come ogni processo produttivo. Partendo da questa riflessione, Fare Verde suggerisce che il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce. Non solo perché avremo uno scarto in meno da gestire ma anche perché alleggeriremo la Terra dal peso di tutti i rifiuti che sono stati generati per ottenere quello scarto da riciclare, trattare o smaltire.

Il primo consiglio di Fare Verde è quello di sostituire l’usa e getta con il riutilizzabile.

Di qualsiasi oggetto esiste la versione utilizzata una volta sola e poi buttata via: fazzoletti, posate, bicchieri, piatti, accendini, batterie, lenti a contatto, bottiglie dell’acqua, imballaggi di ogni tipo. L’usa e getta è responsabile di una quantità enorme di rifiuti. Siamo arrivati ad un tale livello di inquinamento che dal 2021 in 27 Stati dell’Unione Europea saranno banditi alcuni prodotti in plastica monouso che si trovano più frequentemente sulle spiagge e in mare: bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, aste per palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.

La raccolta differenziata non può essere un alibi per continuare con l’usa e getta, soprattutto in plastica. Il riciclaggio della plastica è quello più difficile perché nel contenitore della differenziata ne raccogliamo molti tipi diversi mentre si possono riciclare solo le plastiche dello stesso tipo. Pochi sanno che circa la metà delle plastiche che raccogliamo in modo differenziato nelle nostre case può essere effettivamente riciclata, il resto diventa combustibile per gli inceneritori poiché negli impianti di selezione non si riescono a separare il 100% dei diversi polimeri di cui sono fatti le nostre plastiche scartate.

Anche i materiali compostabili non devono essere un alibi per continuare ad usare oggetti monouso. Gli oggetti in plastica compostabile, miscelati con avanzi di cucina, sfalci e potature, possono essere trasformati in terriccio per usi agricoli negli impianti di compostaggio. Ma non possiamo riempire questi impianti di usa e getta in plastica compostabile: il processo di trasformazione non funzionerebbe più e la qualità del compost potrebbe peggiorare.

La soluzione, quindi, è quella di sostituire più possibile oggetti che diventano rifiuti dopo un solo utilizzo con prodotti che possono essere riutilizzati più volte e poi riciclati: accendini e batterie ricaricabili, stoviglie lavabili, borracce per l’acqua sono solo alcuni esempi.

In questo momento storico è particolarmente importante seguire i consigli di Fare Verde, per provare ad uscire dalla pandemia prendendoci cura di noi stessi ma anche della salute dell’ambiente. Perché nessuno può pensare di restare sano in un mondo malato.

Massimo De Maio