Te Deum
IN TE, DOMINE, SPERAVI: NON CONFUNDAR IN AETERNUM. E’ la chiusa della grande preghiera di ringraziamento: “Te Deum”.Si chiede a Dio di non rimanere confusi per l’eternità, perché? Di solito della nostra grande tradizione religiosa Cristiano-Cattolica se ne conosce solo la superficie,per via di una serie di fattori uno dei quali consiste nel fatto che è andata a prevalere nel tempo, più l’aspetto devozionale, che quello conoscitivo di essa. Se ciò ha potuto essere un elemento utile nel passato,specie a livello di religiosità popolare,al giorno d’oggi il solo aspetto devozionale, anche se permane la sua importanza per la massa della popolazione, non risulta più persuasivo per tante persone che cercano il senso vero della Realtà. Già il grande nostro poeta Dante Alighieri, nella sua opera il Convivio, aveva parlato di quattro sensi che possono avere le Sacre Scritture, ma anche tutta la Realtà totale. La progressiva comprensione dei vari livelli di esse: il letterale, il morale, il teologico e filosofico, l’anagogico, comporta non solo una sempre maggiore conoscenza intellettuale da parte dell’interprete, ma anche la sua successiva trasformazione interiore fino alla realizzazione dell’Unità del proprio Essere, base essenziale per la Conoscenza di Dio.-L’essenza del messaggio scritturistico, secondo me, si trova nei primi capitoli del libro del Genesi, in particolare nella creazione dell’uomo a immagine di Dio “Dio creò l’uomo a sua immagine: a immagine di Dio LO creò; maschio e femmina LI creò” (Gen.1,27). E nell’altra redazione del testo, di origine javista, è detto: “..allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen.2,7). In questo tempo remoto, per così dire, poiché l’età dell’oro si colloca al di là del tempo ordinario, l’uomo possiede in modo inconsapevole l’Unità del suo essere “maschio e femmina”, cioè egli è un essere androgino in cui non è ancora avvenuta la separazione dei sessi, ma anche non è ancora avvenuta la sua separazione da Dio, per cui egli possiede la Conoscenza e il Potere delle Origini. Queste sue qualità, come si sa, egli le perde con la caduta dall’Eden e da tale momento, come sperimenta la Natura altra da sé e quindi ostile, così comincia a sperimentare se stesso come un essere in sé diviso e confuso. Nel corso dei millenni tale stato intimo caotico produrrà i vari conflitti tra uomo e uomo, tra famiglia e famiglia, tra popolo e popolo, con tutte le disastrose conseguenze che si sono realizzate nella storia. Ecco perché alla fine del ringraziamento del “Te Deum” vi è la richiesta dell’uomo, che ha riconosciuto la sua povertà nella sua separatezza da Dio, di non restare confuso, cioè diviso in sé stesso e da Dio, in eterno.
Antonio Bosna