Trump e Putin trattano la pace. Ancora una volta sulla testa dell’Europa.

cats

Se telefonando…

Sembra fatta apposta, specie in un clima Sanremese, la telefonata tanto attesa c’è stata. Non è però la grandissima voce di Mina a parlare, ma quella di Trump, che ha mantenuto la promessa e ha ripreso i contatti diretti con la Russia di Putin. Non una telefonata banale, anzi in barba agli isterismi degli Inglesi e della Ue, sempre più rappresentata dalla sorosiana estone Kallas, i due grandi del mondo moderno hanno attivato un canale per riportare la pace in Europa.

Inizieranno a breve le trattative ad altissimi livelli, con il “benestare” di Zelensky e la retromarcia di Rutte e della Nato. Ci saranno però due grandi assenti, il Regno Unito di Starmer e la Ue dei burocrati Kallas e Von Der Layen e dei capi di governo Meloni e Scholz, per fare due nomi tra i tanti acerrimi oppositori negli ultimi 3 anni di una qualsivoglia trattativa di pace tra ucraini e russi.

Ebbene sì, mentre Medvedev da Mosca usa parole forti contro la Ue: “La vecchia zitella frigida Europa è pazza di gelosia e rabbia. Non è stata avvisata della chiamata Putin-Trump e non è stata consultata sul suo contenuto o sulle dichiarazioni successive. Questo mostra il suo vero ruolo nel mondo. Non c’è da stupirsi, il tempo dell’Europa è passato. È debole, brutta e inutile”.

Da Londra e Bruxelles rispondono al veleno.  Il ministro della Difesa britannico, John Healey, dichiara infatti : “La Russia resta una minaccia ben oltre l’Ucraina”, rimarcando la atavica rivalità con i russi. E la estone Kallas ribadisce: “Nessun accordo senza la UE. Qualsiasi soluzione rapida sull’Ucraina è un affare sporco che abbiamo già visto in passato, ad esempio a Minsk, e semplicemente non funzionerà. Non fermerà le uccisioni, la guerra continuerà. Se facciamo un paragone, possiamo fare un parallelo con il 1938: non è una buona tattica di negoziazione se si dà via tutto prima ancora che le discussioni siano iniziate. È appeasement, e non funziona”, quasi stesse parlando da Primo ministro estone con tutto il livore che ciò rappresenta storicamente contro la Russia e non da Alto rappresentante della Politica Estera della Unione Europea.

A queste due dichiarazioni piccate e anti Trump, si aggiunge il silenzio assordante di tanti altri governi europei, primi fra tutti quello italiano e francese.

Il premier Meloni infatti non ha ancora proferito parola sulla storica telefonata Trump -Putin, ben sapendo che il vento è cambiato, che la strategia di Biden e degli amici progressisti-globalisti è oramai stata accantonata come un fallimento epocale e con essa anche la linea adottata dal governo e da tutti i partiti dell’arco costituzionale italiano, a discapito del popolo e dell’economia.

In Italia solo tre grandi voci fuori dal coro hanno posto il problema dell’appoggio militare incondizionato a Kiev e della mancanza di iniziative di pace. Da sempre, le dichiarazioni di Marco Rizzo e di Gianni Alemanno, con i loro movimenti Democrazia Sovrana e Popolare e Indipendenza!, e del Generale Vannacci, hanno interpretato insieme a pochi altri intellettuali, la necessità di trovare misure alternative per raggiungere un compromesso e una pace duratura in Ucraina.

L’ultima dichiarazione di Rizzo è emblematica al riguardo: “La telefonata tra Putin e Trump cambia la storia del mondo. Possono arrivare Pace e multipolarismo. Anche grazie alla vittoria di Trump, è in atto una disarticolazione del campo globalista e liberista dell’Occidente. Chi si ostina a non vedere questa profonda cesura, come le compromesse leadership dell’Unione Europea, è destinato a cedere il passo al cambiamento. Esiste una lotta asperrima tra globalisti-liberisti e sovranisti, dovunque alla riscossa. Chiediamo al Governo Meloni di sospendere immediatamente ogni invio di armi in Ucraina e di destinare queste risorse allo sviluppo economico del Paese, al lavoro, alla sanità pubblica e allo stato sociale. Vanno ripristinate immediatamente le relazioni diplomatiche con la Federazione Russa, sospese le sanzioni e riattivato il fecondo interscambio economico, a partire dal gas a basso costo per il nostro Paese”.

A ruota Roberto Vannacci: ”Accolgo con favore l’annuncio circa la lunga e produttiva telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin in cui si è trattato anche dell’avvio immediato dei negoziati per mettere fine al conflitto in Ucraina. Dopo anni di guerra, sofferenze, distruzione, miseria, morte e miliardi spesi con l’avallo dell’amministrazione Biden e delle istituzioni europee è il momento del realismo e della diplomazia. Ho sempre sostenuto che servano dialogo e buon senso, non la prosecuzione di una guerra inconcludente voluta da tecno-burocrati lontani dalla realtà. Ora l’Europa deve svegliarsi e smetterla di reagire e reagire e reagire senza mai prendere l’iniziativa. Torniamo protagonisti del nostro futuro, ritorniamo all’Europa dei popoli dove le nazioni sovrane legittimano l’Europa e non il contrario”.

La terza voce per la pace, quella di Gianni Alemanno, è stata silenziata in quel di Rebibbia, ma non abbiamo motivo di dubitare che il politico propugnatore della sovranità sociale sia concorde con le analisi rassegnate sia da Rizzo che da Vannacci non foss’altro per quanto dallo stesso scritto nel libro edito da Il Cerchio nel 2023, “Fermare la Guerra. L’Italia protagonista per la pace in Europa”, insieme a Luciano Barra Caracciolo, Marco Bertolini, Franco Cardini e Massimo Magliaro

Questo forte appello al governo Meloni avviene in un momento critico per i cittadini italiani per il rialzo del costo del gas e in un momento di euforia del rublo russo, tornato a livelli pre-guerra con un cambio a 94 rubli per 1 euro. Insomma l’ennesima riprova che i conti fatti dalla Ue, da Biden e dall’Italia fossero completamenti errati e controproducenti. Sanzioni inutili che per 3 anni hanno solo distrutto l’economia europea.

Cosa aspettarsi adesso?

Dobbiamo augurarci che con la pace ritornino anche relazioni floride, rapporti commerciali proficui, spazi aerei riaperti ed armonia fra i popoli. Dobbiamo sperare che la Ue capisca che il nemico non potrà mai essere la Russia, alla quale ci unisce comunanza di valori tradizionali, etici e religiosi e che il pericolo vero sia da individuare altrove.

Francesco Di Sario