Un risveglio generale per evitare una schiavitù planetaria. Ne parliamo con il dott. Montanari

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Mentre ancora non sappiamo nulla o quasi nulla del contenuto dei “vaccini”, in quanto coperti da segreto militare, messi in commercio per un virus che non sarebbe mai stato isolato, constatandone gli effetti talvolta gravi ed anche letali di questi prodotti, si dà il via ai farmaci biotech, un’altra sperimentazione dagli esiti ignoti.

Ne parliamo con il dott. Stefano Montanari laureato in Farmacia nel 1972 presso l’Università di Modena con una tesi in microchimica, già insegnante di nanotecnologie e nanopatologie presso la scuola IFOA (Istituto Formazione Operatori Aziendali), autore di numerosi articoli scientifici sulle nanopatologie e sull’inquinamento ambientale, autore e coautore di diversi libri scientifici e divulgativi sull’argomento delle nanopatologie. Dal 2004 riveste la carica di Direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostics di Modena. Insieme alla dott.ssa Antonietta Morena Gatti bioingegnere, ha fondato “Free Health Academy”, la “piattaforma ideata per trattare temi di attualità, alimentazione, scienza, ricerca, medicina, salute, ambiente e analisi di laboratorio con i relativi risultati”, si apprende dal suo sito (link sotto).

I “vaccini ” a mRna di ultima generazione sono serviti da apripista ai farmaci biotech che prossimamente saranno sul mercato?

Prima di ogni altra considerazione, se non si vuole cadere in trappola, bisogna essere chiari e non accettare per oro colato tutto quanto ci viene rappresentato. L’arte della parola e il suo potere affascinante sono armi formidabili nelle mani di chi sa come addestrare le masse. La caratteristica principale di un vaccino è quella di contenere il patogeno, cioè il generatore della malattia che si mira a prevenire. Quel patogeno, poi, deve essere in una condizione tale da non nuocere a chi lo riceve: deve indurre l’organismo a produrre anticorpi specifici senza che la malattia si manifesti in modo percepibile. Qui mi fermo, perché l’idea del vaccino, da un certo punto di vista brillante, ha fallito lo scopo stante il fatto che, per semplificare, l’organismo non ci casca e, se produce anticorpi, lo fa solo per un periodo di tempo limitato al contrario di quanto accade per la malattia reale che gli anticorpi li dà a vita. Il fatto che si tenti di mettere una pezza con i richiami periodici testimonia della differenza tra vaccino e malattia e il fallimento dell’idea. Chi, poi, avesse la pazienza e l’onestà di consultare i dati raccolti da molto oltre un secolo dagli enti di statistica inglese e americano ne avrebbe ulteriore testimonianza. I cosiddetti vaccini ad mRNA non contengono il patogeno e, per questo, non sono vaccini, ma farmaci che si valgono di conoscenze e applicazioni genetiche. Il malinteso verbale, cercato ed ottenuto con successo, ha convinto una ragguardevole fetta della popolazione che si tratta di qualcosa di benefico per la salute. Poco importa se il fallimento dei prodotti anti-Covid19 è stato più che evidente. Prescindendo dagli effetti collaterali a volte gravissimi, non pochi dei cosiddetti vaccinati con tanto di richiami si sono ammalati anche ripetutamente. Solo questo avrebbe dovuto sancire la bocciatura di quei prodotti. Invece, grazie ad un martellamento che l’antico ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels aveva descritto in pochissime parole, quei preparati hanno ottenuto il lasciapassare. E non è affatto improbabile che i farmaci biotech godano dello stesso favore, per illegale che quel favore sia.

Quale la differenza tra i farmaci tradizionali e quelli biotech?

Per migliaia di secoli l’Uomo si è curato con sostanze naturali, quasi del tutto derivate da piante. Poi, a partire da poco dopo la metà dell’Ottocento, l’industria chimica ha cominciato a modificare le molecole naturali. Un esempio è quello dell’acido acetilsalicilico, commercialmente l’Aspirina, ottenuto con una modifica semplicissima dell’acido salicilico, una sostanza contenuta in diverse cortecce, tra cui quella del salice da cui prende il nome, usata fin dagli antichi Egizi. In seguito, sono cominciate le prime sintesi chimiche, e quei farmaci sono quelli che, tecnicamente, si chiamano chemioterapici, un nome tanto popolarmente quanto erroneamente associato ai soli antitumorali. I farmaci chiamati biotech si producono attraverso processi di estrazione e purificazione che partono da substrati di cellule, dopo che queste sono state modificate in vari modi. Per esempio, le si sottopone all’inserzione di un gene, o alla fusione con altre cellule, o ad altri procedimenti di biologia artificiale. Tutto questo è estraneo ai farmaci che lei chiama tradizionali.

Quelli tradizionali verranno completamente rimpiazzati o ci sarà possibilità di scelta?

Rimpiazzati certamente no. In molti casi i farmaci che vogliamo chiamare biotech non potranno avere nulla a che fare con quelli che vogliamo chiamare farmaci tradizionali. Di solito, il farmaco cosiddetto tradizionale penetra all’interno delle cellule per interagire sia con componenti extracellulari sia con quelli intracellulari. Al contrario, i farmaci cosiddetti biotech non riescono ad entrare nelle cellule e lavorano su quanto è presente nei fluidi biologici o sulle frazioni della membrana cellulare che fronteggiano l’ambiente esterno. Quindi, quei farmaci non sono adatti per quanto è contenuto all’interno delle cellule. Quanto alla scelta, quando questa sia possibile per un’eventuale sovrapposizione di indicazioni, occorre ricordare sempre che il medico è un consulente del paziente, che il paziente è assoluto padrone di sé stesso, e che ogni imposizione da parte del medico o di chiunque si erga ad autorità è abusiva. Queste ovvietà fanno parte della legge e della deontologia medica, ma si preferisce tacerne, spessissimo con l’accettazione di subire il sopruso, convinto per chissà quale ragione di dover sottostare a quella violenza. In definitiva, il diritto alla libertà fa parte della legge universale, e pretenderlo è solo una questione di cultura e di dignità.

Anche questi farmaci verranno sperimentati direttamente sull’uomo senza conoscere gli effetti a breve e lungo termine e quindi anche qui non ci sarà consenso informato?

Ormai, senza che nessuno insorga, è quasi dato per scontato che la sperimentazione sui farmaci non si faccia. Almeno, non come la tecnica farmaceutica vuole, e con lei la ragione. Esistono regole precise in proposito, ma nessuno le rispetta, nella più totale licenza. Senza entrare in particolari tecnici complessi, il solo avere conoscenza statistica, e statistica non significa strettamente scientifica, dei possibili effetti collaterali nel tempo prenderebbe molti anni di osservazione e una popolazione di cavie di almeno migliaia di soggetti. Questo dopo aver superato tutte le prove del caso, da quelle di laboratorio a quelle su animali. Dato che questo costerebbe un patrimonio, semplicemente, non lo si fa, senza che le cosiddette autorità alzino un dito. Quella che lei chiama sperimentazione umana non ha niente da spartire con ciò che è indispensabile fare. Come si è fatto con gli pseudovaccini mRNA, si somministra il prodotto, ammesso che sia un prodotto solo e non una serie di prodotti, sugli esseri umani in modo del tutto incontrollato, e si passa all’incasso. Quanto al consenso informato, siamo alla comicità tragica. I medici stessi non hanno la più pallida idea di ciò che stanno facendo. Basti pensare, tra l’altro, all’obbligo che questi hanno di controllare se ciò che somministrano contiene componenti verso i quali il soggetto è allergico, quando non è praticamente possibile saperlo se non facendo prove allergologiche specifiche, sempre ammesso che i componenti siano resi noti. Il fatto stesso che sia vietato analizzare quei prodotti dimostra la grottesca assurdità di quella che è diventata la pratica medica. Per completare la farsa, quei controlli sono elencati nei bugiardini dei farmaci, ma pare che nessuno presti loro attenzione, a partire dai vaccinatori. Se lei domanda a mille vaccinati quanti di loro abbiano letto il bugiardino, con tutta probabilità si sentirà rispondere che nessuno di loro l’ha fatto né, magari, sapeva di doverlo fare. E, peraltro, il vaccinatore ben si è guardato dal ricordare al soggetto il suo diritto. Di fatto, il consenso informato è una sottoscrizione estorta e, quindi, del tutto illegale e immorale. Quindi, è priva di qualunque valore.

Possono essere molto pericolosi?

Che, almeno potenzialmente, lo siano, è fuori di ogni dubbio. È un fatto incontestabile che nessuno sa niente degli effetti reali, soprattutto a medio e lungo termine, di quei farmaci, e, altrettanto incontestabilmente, nessuno ha messo in atto le sperimentazioni del caso. Tenga anche conto di come le sperimentazioni non offrano comunque garanzie assolute. Numerosissimi farmaci, dalla talidomide al rofecoxib, commercialmente Vioxx, hanno superato le prove cui erano stati sottoposti, prove, evidentemente, superficiali e insufficienti, e hanno provocato guai gravissimi. Ma di situazioni analoghe se ne poterebbero descrivere per centinaia di pagine. Gli unici farmaci di cui possiamo ragionevolmente fidarci sono quelli antichi come i fitoterapici, cioè quelli basati sulle piante, e questo per il solo motivo che in moltissimi casi ne abbiamo un’esperienza pratica di secoli o, addirittura, di millenni. Insomma, tra interesse e presunzione, noi stiamo giocando d’azzardo con la salute.

Il fine è quello d’impossessarsi del corpo umano interagendo con il Dna e farne quello che si vuole divenendo proprietà dello Stato?

L’RNA messaggero dei prodotti “moderni” è fatto apposta per modificare il DNA, vale a dire il libretto d’istruzione che gli organismi seguono. Modificandolo opportunamente, si ottengono veri e propri mostri che, se le modifiche sono architettate secondo certi interessi, possono diventare automi al servizio di chi tiene i fili del giochetto. Già si è cominciato con l’attacco psicologico di successo che è riuscito, con pazienza e con l’impiego di mezzi tecnici di “informazione”, a trasformare le vittime in complici. Il passo successivo è già in atto: le vittime perderanno ogni residuo di capacità critica. Bisogna aggiungere pure che degli effetti di quelle variazioni sulle generazioni future non sappiamo nulla, se non altro perché manca ogni riscontro.

La vaccinazione di massa è stata l’occasione per arrivare a modificare il genoma umano?

Non è una novità. Già nel 1917 Rudolf Steiner fu chiaro in proposito: i vaccini avrebbero modificato il mondo a vantaggio di chi dei vaccini avesse il controllo. Se non ci sarà un risveglio generale, sarà impossibile evitare una sorta di schiavitù planetaria.

L’Intelligenza Artificiale come “assistente” nella ricerca scientifica con applicazioni come la scoperta di farmaci e l’identificazione delle malattie. Non le sembra assurdo che uno strumento creato dall’uomo venga considerato un “aiuto” al punto di svalutare l’intelligenza umana?

L’ingenuità e la superficialità umana costituiscono elementi di debolezza tali da permettere a chi ne ha interesse d’impadronirsi del mondo. La cosiddetta Intelligenza Artificiale tutto è fuorché intelligente. Si tratta di un sistema che, semplicemente, è capace di elaborare in tempi brevissimi una quantità enorme di dati. Quella elaborazione è fatta in modo necessariamente acritico (la macchina non possiede, ovviamente, la capacità di critica) di tutti i dati che il costruttore ha inserito. Per questo, l’Intelligenza Artificiale è molto comoda e conveniente, stante il fatto che nessun essere umano sarebbe mai capace di fare altrettanto, non fosse altro che per i limiti di memoria, di attenzione, e di resistenza che lo caratterizzano. È evidente che la cosiddetta Intelligenza Artificiale elabora esclusivamente ciò che il costruttore ha inserito, e che ciò che non è stato inserito non esiste e, dunque, non può entrare nell’elaborazione, e che non ha possibilità di apprendimento per esperienza, quell’esperienza che è la base stessa della scienza. Evidentemente, l’Intelligenza Artificiale non può fare ricerca e non può apprendere nulla che non sia inserito dal costruttore, costruttore che è il suo solo tramite con la conoscenza. Mi pare evidente che l’Intelligenza Artificiale può essere di grande aiuto quando i dati sono tanti e il tempo è poco, ma tutto deve passare attraverso l’intelligenza vera, cioè quella dell’Uomo. Un pericolo indubitabile è che il costruttore inserisca e non inserisca ciò che gli fa comodo, influenzando in modo assoluto i responsi del sistema. E un altro pericolo altrettanto indubitabile è che il popolo sia convinto in modo truffaldino che ciò che esce da quel sistema sia la verità assoluta e indiscutibile alla quale ubbidire.

I premi Nobel verranno consegnati ad una macchina? Infatti, si legge sulla rivista Nature, che “si deve all’ A. I. la scoperta di una nuova classe di antibiotici che ha sterminato il batterio Staphylococcus aureus resistente alla meticillina”!

Ormai lo abbiamo visto: il Premio Nobel ha davvero poco significato. Quanto alla rivista Nature, c’è di che sorridere: pensare che l’Intelligenza Artificiale abbia “scoperto” qualcosa è teneramente ridicolo.

Sebbene il suo impiego possa risultare vantaggioso, quali i rischi che si potrebbero presentare in futuro?

Il pericolo è che lo si investa di un’autorità che non può avere. Io sono del tutto a favore di sistemi di questo genere, ma a patto, naturalmente, che li si usi come un aiuto per l’Uomo e non come un suo sostituto e, in fin dei conti, padrone. L’altro rischio è quello di un atleta che non si allena. Se noi rinunciamo a ragionare, ne perdiamo velocemente la capacità. Valuti lei le conseguenze.

Deve essere riconosciuto un limite al progresso scientifico e tecnologico per evitare che prenda il sopravvento con terribili conseguenze?

Il progresso scientifico e il suo figlio tecnologico non sono né buoni né cattivi. Un coltello, per esempio, è buono o cattivo solo a seconda dell’uso che se ne fa. Sta all’intelligenza vera e a quella che Kant chiamava ragion pratica, cioè il comportamento e, in fondo, la morale, usare e indirizzare scienza e tecnologia in modo vantaggioso per il bene comune. Il solo limite è proprio quello morale. Noi non dobbiamo avere paura di ciò che ci arriva dalla ricerca scientifica: dobbiamo stare, invece, molto attenti all’uso che qualcuno può farne.

Link utili: https://www.nanodiagnostics.it