Una la Pasqua, una la sua data… una la Sua Chiesa
È certo che nel 2025, a 1700 anni dal Concilio di Nicea, cattolici ed ortodossi celebreranno la domenica della Santa Pasqua insieme. Questa volta però è molto probabile che dal 2025 in poi i fedeli festeggeranno tutti insieme la risurrezione di Cristo dai morti sempre nella stessa domenica. Almeno questi sono i segnali lanciati da più parti ed in ultimo anche da Costantinopoli.
In realtà, da sempre, nella Chiesa si è discusso sull’opportunità di festeggiare la Pasqua nello stesso giorno. Andando alle origini si ricorda l’incontro del 154 d.C. tra san Policarpo, Vescovo di Smirne e discepolo dell’apostolo Giovanni, e Sant’Aniceto I papa a Roma, durante il quale i due discussero proprio sull’osservanza della festa di Pasqua. La Chiesa d’Oriente, all’epoca, seguiva l’usanza di san Giovanni di celebrare la festa il 14° giorno del mese ebraico di Nisan (data della crocifissione di Cristo) secondo il calendario ebraico della Bibbia, mentre la Chiesa d’Occidente seguiva l’usanza di san Pietro nel celebrare la festività nella domenica dopo la pasqua ebraica. In quell’incontro Aniceto e Policarpo, sia pur nelle differenti “tradizioni”, concelebrarono (cfr. Ireneo, C. 190 Anno Domini, Lettera a Vittorio di Roma).
La data della Pasqua fu oggetto di disputa anche durante il Concilio di Nicea del 325 d.C. convocato e presieduto dall’Imperatore di Roma Costantino e partecipato da oltre trecento vescovi: “L’imperatore… Convocò un concilio di trecentodiciotto vescovi… Nella città di Nicea…. Essi approvarono alcuni canoni ecclesiastici durante il concilio e inoltre decretarono riguardo alla Pasqua ebraica che ci dovesse essere un accordo unanime sulla celebrazione del santo e supremo giorno di Dio” (s. Epifanio di Salamina).
In questo Concilio si decise che la Pasqua dovesse essere celebrata la prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera, non coincidente con la pasqua ebraica. Tuttavia, il Concilio non dichiarò una obbligatorietà nel calcolo, anzi, al Vescovo di Alessandria, ove era in uso il calendario copto, concesse il privilegio di un differente calcolo con obbligo di comunicazione ai vescovi.
Fino ad oggi il tema continua ad essere oggetto di discussione specie in ambito bilaterale cattolico-ortodosso, ed è così che, in vista di una piena riconciliazione tra i cristiani, più volte la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, forse perché obiettivo facilmente raggiungibile e non implicante sconvolgimenti interni, si sono lasciate andare alla possibilità di stabilire un’unica data nella quale festeggiare la Santa Pasqua della Risurrezione di Cristo.
Sull’argomento è tornato di recente, l’11 novembre 2022, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo il quale, in occasione di una visita di un gruppo di sacerdoti e giornalisti al Patriarcato di Costantinopoli, che per iniziativa dell’Opera Romana pellegrinaggi si trovano in Turchia, ad una precisa domanda riportata da Vatican news ha così risposto: “Il Concilio ecumenico è stato molto importante per fissare il contenuto della nostra fede cristiana, ma anche per fissare la data della Pasqua, come e quando debba essere celebrata. Purtroppo non la celebriamo insieme da molti anni, da molti secoli. Allora, nel quadro di questo anniversario (Nicea 325 – 2025, n.d.r.), oggetto degli sforzi condivisi con il Papa è quello di trovare una soluzione a ciò. Forse non è ora il momento di dare i particolari, ma voglio sottolineare che da parte ortodossa e da parte cattolica c’è questa buona intenzione di fissare finalmente una data comune per la celebrazione della Risurrezione di Cristo. Speriamo di ottenere questa volta un buon risultato”.
Insomma, tutto lascia ben sperare almeno rispetto alla data della Pasqua. Quanto al resto, restiamo nella speranza che il Signore voglia presto manifestare anche la nostra “unità” nelle sue mani.
Paolo Scagliarini