USA, martedì 5 novembre 2024. Una data storica.
Una data storica, quella del 5 novembre 2024. Da oggi una nuova sfida attende il mondo occidentale. Con la vittoria di Trump, il rompi-schema per eccellenza, il Presidente più divisivo degli Stati Uniti, inizia una nuova era geopolitica. Il mondo occidentale trema, paradossalmente più di quello a lui alternativo, sempre più identificato nei Brics. Al di là delle dichiarazioni di facciata, di quasi menefreghismo e noncuranza che provengono dalle parti del Cremlino, nella sostanza c’è una bella soddisfazione a Mosca, a Pechino e in buona parte del Sud America, per non parlare di tanti importanti Paesi medio-orientali e africani.
Una soddisfazione, principalmente, nel constatare che il popolo americano ha rigettato la politica dei dem, di Biden e Harris, bocciandola in toto. Troppo forte è stato il vento di protesta e di indignazione del cittadino medio americano, dei lavoratori delle fabbriche, dei latinos regolari e integrati da anni, oramai sofferenti in un sistema liberale-woke-immigrazionista-progressista all’ennesima potenza.
Troppi temi “democratici” futili e poco funzionali ai reali bisogni del popolo, di chi produce pil e ricchezza.
Democratici che in nome di un progressismo radical chic, finanziato dai soliti “filantropi” Soros e Gates, amplificato da media mainstream compiacenti e da star milionarie della musica e del cinema, Lady Gaga, Bruce Springsteen, Di Caprio e compagni, hanno perso la bussola sui reali problemi degli americani e hanno perso anche una parte di elettorato delle minoranze .
Tutta questa pletora di “VIP” che non sa nemmeno lontanamente cosa significhi campare con 1000 dollari a settimana, che si trastulla a pontificare su diritti civili dall’alto dei loro yacht ,che ha volontariamente ignorato il 75 % del popolo americano in difficoltà.
La vittoria di Trump, uomo certamente esuberante e non icona di stile, proviene dagli errori dei suddetti amministratori e sodali democratici americani. La forza di Trump è stata la sua genuina, prorompente, ostinata passione nel raccontare la verità.
Dichiarare di voler mettere fine alla guerra in Ucraina, per molti una boutade elettorale, in realtà fa parte del suo essere un rompi-schema. La fine della guerra in Ucraina, oltre ad essere un evento storico di cui prendersi il merito, darà al popolo americano la percezione di forza, di stabilità. I cittadini non saranno più costretti a sentire che devono pagare miliardi di dollari a favore di uno stato lontano, non alleato in nessun trattato, in guerra per una causa a loro del tutto estranea.
Una guerra che ha fatto salire l’inflazione anche in Usa, che ha messo in subbuglio mercati finanziari, danneggiando i più, in favore di una piccola percentuale di lobbisti senza scrupoli.
Tornando alla realtà geopolitica internazionale, la sconfitta di Harris e dell’era democratica apre le porte a nuovi scenari. Le destre di tutto il mondo, in maniera più o meno dichiarata, aspettavano questa data per legittimare i propri motivi di dissenso. Ungheria, Italia, Austria, Germania, Francia, Argentina per fare alcuni esempi, avevano già dimostrato come la politica dem/progressista a guida Usa fosse fallimentare. La UE, sempre più organismo servo dei voleri dei dem Usa avrà da oggi gravi problemi nel perseguire la stessa politica. Con Trump al comando, dovranno essere riviste strategie, partnerships. Dall’ambientalismo alle guerre, dalla cancel culture alle teorie gender, in questa data storica tutto subirà una inversione di tendenza in occidente.
Il resto del mondo invece guarderà a Trump per nuovi dialoghi, nuove vedute e nuove intese commerciali e probabilmente, così, si tornerà a parlare di pace e stabilità per il bene di tutti.
Segniamoci questa data. Ai posteri la sentenza.
Francesco Di Sario