Viso pallido parla con lingua biforcuta. L’ipocrisia dominante in occidente
Chi si è attestato ad una certa età, ricorderà certamente i film western che imperversavano nella TV anni ’70 dai soli due canali, il Nazionale ed il Secondo, e nei quali erano contrapposti i buoni soldati americani ai cattivi indiani. Di solito i primi vincevano sui secondi, poco prima di capitolare, all’immancabile arrivo dei “nostri”. Nonostante la scrittura partigiana di queste pellicole da parte dei registi, in taluni episodi a qualche indiano era fatto dire “viso pallido lingua biforcuta”, che stava a sottolineare il costume poco leale degli yankee rispetto ai pellirosse.
Oggi verrebbe da dire che quell’appellativo, noi occidentali del III millennio, ce lo meritiamo tutto perché con le ideologie alle quali ci siamo abbeverati ci siamo illusi e convinti dell’esistenza di un mondo e di una umanità inesistenti, e ciò nonostante la realtà che è sotto il nostro naso. Vengo al dunque.
La nostra cultura ed il nostro progresso spirituale ci hanno portato, nei millenni, a considerare i nostri simili pari a noi e per l’effetto a riconoscere in capo a questi pari dignità e diritti comuni. Questa è cosa buona e giusta. Tuttavia, dopo essere pervenuti a questa consapevolezza, peccando di presunzione, non si sa per quale motivo, sbagliamo nel ritenere che anche gli altri popoli abbiano raggiunto pari vette eccelse di coscienza. Così non è! e man mano che veniamo in contatto con le genti che hanno intrapreso altri percorsi culturali e spirituali, volenti o nolenti, ce ne rendiamo sempre più conto.
Notiziona di ieri apparsa su carta stampata, Tv e rete: Siria, il leader Ahmad al-Shara non stringe la mano al ministro degli Esteri tedesco la signora Annalena Baerbock. Questa notizia fa il paio con altri eventi simili non lontani nel tempo, uno per tutti l’accoglienza riservata il 6 aprile 2021 dal Presidente turco Erdogan alla Ursula Von Der Leyen messa a sedere a distanza su un divano. Ora come allora tutti a dare prova di grande ipocrisia ostentando sorpresa e incredulità rispetto ad un costume che, ci piaccia o no, in tantissime altre parti del mondo, e oggi anche a casa nostra, è normale.
Questi eventi collidono con le certezze granitiche di certa intellettualità sinistra e nichilista che, in preda ad allucinazioni, vedendoci già tutti uguali e già tutti reciprocamente rispettosi, impone di accogliere le differenze culturali facendo loro spazio, e di ammainare le nostre insegne tradizionali e identitarie, di rimuovere crocefissi e presepi dalle scuole e, perché no, invitare magari qualche imam nelle chiese a recitare le sure del profeta. Non si avvedono questi acculturati che sono platealmente smentiti e contraddetti dai fatti, da interi quartieri di città europee e italiane abitati da stranieri, regolari o irregolari poco importa, che conducono la propria vita quotidiana in stile Ahmad al-Shara o Erdogan. Non si avvedono o non vogliono avvedersi dell’esistenza di culture incompatibili tra loro.
Ma la storia va avanti imperterrita e il fenomeno della globalizzazione è irreversibile. Dunque, o saremo noi a globalizzare il mondo con i nostri valori, o saranno loro ad imporre i loro, ma con i soloni dalle lingue biforcute abbiamo ben poche speranze.
Paolo Scagliarini